Johan Cruyff in un libro la sua “Rivoluzione”

johan-cruyff-giovane-copertinaLa rivoluzione di Johan Cruyff da giocatore me la sono persa purtroppo perchè inizialmente non ero nato e poi non avevo l’età per citare la famosa canzone. Infine anche perché sono Italiano e forse un italiano non può capire la portata di Cruyff perché il nostro DNA calcistico è diverso.
Ho vissuto l’epoca di allenatore in un periodo in cui in Italia si parlava tanto di Sacchi, del grande Milan (e prima di Maradona e degli anni 80) e del fatto che il calcio italiano per club dominasse in lungo e largo per il globo.

La prima volta che ne ho sentito parlare approfonditamente fu durante la finale che perse la Sampdoria in Coppa delle Coppe con il su Ajax; e di questo me ne vergogno ma ho visto bene di recuperare ben dopo negli anni grazie alle immagini della sua Olanda anni 70.

Un personaggio, Johan Cruyff, che ho invece voluto approfondire durante le vacanze di Natale leggendo la sua biografia che ho fatto veramente fatica a recuperare in libreria in quanto le copie erano esaurite da più parti. “Un libro bello a tre quarti” ed in questo concordo con Gianni Mura ; probabilmente la forzatura di doverlo vendere lo ha arricchito di alcuni (pochi) capitoli poco avvincenti sia sul piano tecnico, umano che professionale.
Un discreto libro postumo e sfaccettato, forse non un capolavoro assoluto ma certamente un ottimo testo ricco di vicende personali dalle origini (la nascita a Betondorp della periferia di Amsterdam, i genitori titolari di un negozio di frutta e verdura, il padre perso a 12 anni , il militare scartato per “piedi piatti” e caviglia sformata) alla crescita nazionale ed internazionale (i mondiali, i palloni d’oro, il Barcellona, gli stati uniti) passando per i bivi della propria vita (è stata una fortuna che lo rimise a giocare dopo aver dissipato il suo patrimonio in un “investimento in maiali”) e chiosando sulla carriera da allenatore a direttore tecnico (il primo dream team del Barcellona lo si deve a lui) . Uno dei sette personaggi ad aver vinto la Coppa dei Campioni sia da giocatore che da mister. Un personaggio poliedrico e mai banale; solo in apparenza bohemien come dimostrano i legami familiari fissi della sua vita; una persona diretta e carismatica.

Cosa ho apprezzato di più del libro?
Ho potuto apprezzare con mano i capitoli dedicati al gioco del calcio ed in particolare i concetti di “specializzazione” dei ruoli ma anche di “universalità” e “libertà di espressione grazie allo sviluppo del pensiero laterale” ; concetti solo in apparenza discordanti ed opposti l’uno all’altro.
La concezione di metrica e di distanza applicata alla tecnica di base nonchè l’organizzazione del club e della squadra a livello dirigenziale; il capitolo forse più interessante è quello dedicato alle 14 regole di Cruyff dalla quale emerge tutto il “fascino” di questo che definire solo un personaggio sportivo è a dir poco riduttivo:

LE 14 REGOLE DI JOHAN CRUIJFF

1. Gioco di squadra – Per fare le cose, dovete farle insieme.
2. Responsabilità – Prendetevi cura delle cose come se fossero le vostre.
3.Rispetto – Rispettatevi gli uni con gli altri.
4. Integrazione – Coinvolgete gli altri nelle vostre attività.
5. Iniziativa – Abbiate il coraggio di provare qualcosa di nuovo.
6. Allenamento – Aiutatevi sempre l’uno con l’altro all’interno di una squadra.
7. Personalità – Siate voi stessi.
8. Impegno Sociale – Cruciale nello sport e ancor di più nella vita in generale.
9. Tecnica – È la base.
10. Tattiche – Sappiate cosa fare.
11. Sviluppo – Lo sport sviluppa corpo e anima.
12. Imparare – Cercate di imparare qualcosa di nuovo ogni giorno.
13. Giocare Insieme – È una parte essenziale del gioco.
14. Creatività – È la bellezza dello sport.

Tra i concetti più permeanti che il “pelè bianco” vuole trasmettere certamente quello più evidente è la sua continua voglia di guardare avanti: una specie di narcisista al servizio del collettivo che a pensarci bene è una cosa contro natura; numeri e tecnica di base affiancati allo spirito di iniziativa ed all’impegno ad imparare sempre qualcosa di nuovo; specializzazione ed interscambiabilità. Conscio della propria superiorità in taluni ambiti e pertanto anche cocciuto come taluni geni incompresi ritengono di essere. Folle e visionario come Rembrandt e Vincent van Gogh che passarono dallo stato di pazzia a quello di geni. Tutti olandesi non per caso. Il vero genio sa di esserlo al di là dei premi che gli danno e riconoscono gli altri. In lui sconfitte e vittorie sembrano avere lo stesso peso, proprio perché spesso “guardava” fin troppo avanti in modo naturale. Nessun senso di vergogna per gli errori fatti e con uno spirito leggero e non imposto che le esperienze negative sono “solo il segno che bisogna cambiare qualcosa” .

Da leggere e forse anche da “rileggere” come tutti i classici. E in questo caso il profeta del calcio può solo che essere un classico ed impressionista del suo tempo.

Johan Cruyff in un libro la sua “Rivoluzione”ultima modifica: 2017-01-10T11:59:06+01:00da prev78
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