Sembrano due titoli di fiction interpretate da Gigi Proietti, invece è il titolo che ho voluto dare alla vicenda Stendardo di cui si è parlato un bel po negli ultimi giorni.
I fatti:
Guglielmo Stendardo ha rifiutato la convocazione del Mister Colantuono per la partita di coppa Italia disputata ieri tra Atalanta e Roma persa fra l’altro malamente dai bergamaschi. In realtà diciamo che il calciatore napoletano aveva chiesto un permesso non concesso dal tecnico ( nella data di ieri ha sostenuto a Salerno lo “scritto” per l’esame di abilitazione alla professione di avvocato); il mister per la società è il titolare addetto alla concessioni di queste deroghe.
Il tecnico da par sua ravvisa che il giocatore ha impegni da professionista che sono “primari” rispetto ad un esame di avvocatura che si può ripetere ogni anno.
Tutti contro:
Ovviamente ed a ragione contro Colantuono (chi più in maniera ilare come Garlando su gazzetta ) e noi ci associamo. Detto che Stendardo non mi sta particolarmente simpatico; le interviste ed apparizioni televisive che ho avuto modo di vedere mi dicono di un discreto calciatore ed oratore nella media – ne carne ne pesce – più presentabile che di presenza. Detto e nonostante il giudizio non lusinghiero che la mia superficiale visione vede, questo nulla toglie ai suoi sacrosanti diritti di uomo prima che di calciatore.
Ogni lavoratore ha diritto a permessi studio anche se è un professionista ben retribuito; un diritto che se per loro non è contrattualizzatoma è un gentlemen agreement che ogni società seria condede in caso di lutti , natalità e laddove l’essere umano venga prima dell’atleta.
Da li due finali considerazioni:
- Stendardo una partita cruciale per la salvezza o la finale di champions non l’avrebbe saltata. Ne siamo sicuri
- L’altra considerazione riguarda invece le iniziative obbligatorie e contrattualizzate che la società obbliga a fare ai propri tesserati ai fini marketing. Li l’Atalanta non avrebbe niente da eccepire vero?
Caro Colantuono saluta a casa… sei arrivato Uno con questa caduta di stile