Ultimamente vengono fuori come i funghi delle biografia di calciatori – circa una al mese; ricordo nell’ordine Almeyda, Van der Meyde e ora Walter Casagrande.
La sceneggiatura è sempre la stessa: giovane calciatore un po bohemiene tutto pallone troga e doping di ritorno.
A confronto Ibra sembra un bravo ragazzo e Balotelli un arcivescovo; forse oggi è veramente così o almeno ci piace pensarlo anche visto l’estremo “professionismo” del calcio rispetto ai favolosi anni 80.
Dicevamo di Casagrande in uscita con il suo libro “Casagrande e seus demones” – i suoi demoni. Libro che ripercorre cose già risapute.
Non sorprendono riflessioni ad effetto come l’uso della Cocaina (da cui è uscito nel 2009 dopo ben 4 overdose) e neppure il racconto di una vita sul filo del rasoio di questo ex calciatore di Ascoli, Toro e Porto.
Non oso immaginare cosa combinassero lui e Pato Aguilera (poi al Genoa e inguaiato anche lui per traffico di droga). Sul campo una coppa uefa sfiorata e tanti ricordi da bambino di questo pennellone capellone Brasiliano.
Lascio a voi “il marketing” dei grammi di coca sniffati (li trovate su Gazzextra) oppure il racconto delle iniezioni inframuscolo dopanti con cui diceva di trottare come un cavallo. Io me lo godo ancora all’opera.