Notizia che mi arriva dalle agenzie di Stampa – E’ morto il Leone delle Fiandre, Fiorenzo Magni.
Con lui si chiude definitivamente un’epoca, quella di Coppi e Bartali di cui è stato sempre il”terzo uomo” (Come da omonimo libro , l’unico su Magni, presentato settimana l’altra da Auro Bulbarelli).
Non il migliore per talento ma sicuramente il più combattente . La sua fortuna sportiva la raccolse molto fuori dall’Italia, primo infatti a vincere tre edizioni del Giro delle Fiandre consecutivamente nei tempi del ciclismo eroico con partenze dall’Italia per il Belgio in treno e poi subito dopo in sella.
Celebre anche la sua immagine in cui stringe ai denti un pezzo di tubolare legato al manubrio per non sopportare il dolore di una frattura alla spalla. Volle a tutti i costi concludere quel Giro (del 56 ed al secondo posto dietro Gaul); di Giri ne conquistò tre nell’ombra di Bartali e Coppi che però periodicamente batteva con altre armi con la tenacia, la furbizia nonchè l’intelligenza che si espresse anche ben dopo aver apperso la bici al chiodo.
Sicuramente avrebbe anche lottato per vincere il Tour del 1950 che lo avrebbe consagrato tra gli immortali (si ritirò in maglia gialla con tutta la squadra nella 12a tappa – allora si correva per Nazionali – a seguito dell’agguato a Bartali sul Col d’Aspain da cui venne travolto e fatto cadere dai francesi)
Imprenditore e uomo immagine del ciclismo (commissario tecnico e direttore sportivo) a livello internazionale a cui dobbiamo anche il Museo del Ghisallo. Praticamente uno che progettava sempre il futuro senza mai avere rimpianti. Nelle interviste appariva così, mai un attimo di malinconia dei suoi successi e delle sue sconfitte.
Una notizia molto triste per la persona e quello che rappresentava, soprattutto alla luce di quanto stiamo leggendo in questi giorni – dalle rivelazioni sul Doping che coinvolgono il mondo del ciclismo